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Fare la guida è un lavoro serio. Vi portiamo a “giocare” ma per noi non è un gioco.

 

Vi portiamo a “giocare” ma per noi non è un gioco. Fare la guida è un lavoro serio.

Perché scrivo questo? Perché in tanti anni che faccio la guida, ho come l’impressione che tutti quei lavori e mestieri legati al gioco, alle distrazioni e al divertimento, non siano considerati lavori seri.

Per me fare la guida è questo: camminare, conoscere, creare socializzazione ma è anche e soprattutto una grande responsabilità perché le persone ti affidano il proprio tempo libero. Ho molto rispetto del tempo più prezioso che ognuno di noi ha nella vita, quello in cui siamo liberi dai doveri quotidiani e si cerca nella natura e in un piccolo viaggio, un pò di distrazione, allegria e nuove conoscenze.

Fare la guida (turistica o ambientale che sia) non è un lavoro qualsiasi, ma è una professione vera per la quale c’è bisogno alla base di grande preparazione e senso di responsabilità.

Per prima cosa una preparazione culturale. A questa si aggiunge una preparazione tecnica e fisica.

Una guida professionista si deve dotare di conoscenze e abilità svariate tra cui la capacità di progettazione di un percorso e la sua valutazione, il marketing, la lettura, la scrittura, la fotografia, le pubbliche relazioni, la tecnologia. A tutto questo si aggiunge senso di responsabilità e di prudenza, di valutazione e conoscenza del territorio e del meteo, di empatia con le persone.

A molti pare facile prendere lo zaino e fare una camminata seguendo la guida che cammina in testa alla fila. Ma chi cammina in testa alla fila (cioè la vostra guida), prima di accompagnarvi a scoprire un territorio, ha dovuto lavorare assai. C’è tanta roba dietro quella camminata.

Parlo per me stessa e vi spiego cosa faccio prima di portarvi a camminare e ad esplorare un luogo. Qualche ora la impiego a casa, a studiare carte escursionistiche e a razzolare su internet per capire difficoltà, tipo di ambiente naturale, cosa può esserci davvero di bello ed interessante.

Poi attendo la giornata di meteo giusta e la mattina presto parto (da sola) per andare a fare quel giro che mi sono studiata sulla carta. Dopo ore da sola a camminate per boschi, campi e montagne, con il rischio di fare anche brutti incontri, torno parecchio tardi la sera. Spesso dopo aver fatto più di 20 km a piedi. Ecco perché è arrivato Rufus... @rufuscaneapuano 

 

Da lì decido se vale la pena o no. Purtroppo a volte la risposta è no e quindi ho buttato tempo e denaro. Se è si comincia tutta la trafila (piuttosto antipatica) di stare ore al computer per scrivere volantini e pubblicizzare la giornata sui social sempre più inflazionati di qualsiasi proposta (spesso anche parecchio poco serie). Poi c’è da fare il sito internet, la contabilità e i progetti per i mesi futuri. Ah, dimenticavo, lavoriamo sempre di sabato e domenica quindi è un bel sacrificio “familiare”.

In tutto questo, si spera che l’idea piaccia al pubblico e che lo stesso pubblico abbia capito difficoltà della camminata e dotazioni e accessori indispensabili (per esempio è sempre purtroppo molto accesa la lotta per le scarpe da trekking).  Man man che si avvicina la data, c’è l’incubo meteo.

  
Piove, non piove, tira vento, fa caldo, fa freddo, è umido, si scivola ecc… la valutazione se andare oppure no è molto complessa in base al percorso scelto. Personalmente sono “paurosa” e quindi non mi azzardo mai a sfidare la montagna e i percorsi anche quando possono apparire semplici. 

Quando poi va tutto bene, dopo aver studiato diverse ore per raccontare qualcosa di interessante, si parte. Ma in quella giornata una guida rimane comunque responsabile di molte cose e quindi fino alla fine, per noi, non è mai un gioco o una semplice scampagnata in compagnia.

Magari sono capaci tutti di fare tutte queste cose che ho elencato ma io duro parecchia fatica, a forza di camminare inizio ad avere anche qualche acciacco e ci metto un sacco di tempo.

 Ora, perché scrivo questo?

Perché spesso mi capita di notare, (in poche persone, per fortuna!), una grande incomprensione di quella che è la nostra professione, che come tale ci fa “campare”. Proprio come fa campare il lavoro di un impiegato in un ufficio, o il lavoro del dentista nell’ambulatorio o dell’operario in fabbrica.

Andare a camminare con una guida è una scelta. La scelta di avvalersi di un professionista che ovviamente da un valore aggiunto al semplice camminare in compagnia. Ma in quanto scelta di affidarsi a qualcuno che lo fa di lavoro, ci dovrebbe essere un senso di responsabilità. 

Faccio un esempio: io posso scegliere di farmi togliere un dente da un amico oppure da un dentista professionista. Posso scegliere di fare un viaggio in Etiopia da sola oppure con un tour operator specializzato. Ognuno fa come vuole (viva la libertà!). Ma se prenoto dal dentista o con quel tour operator so che sono “addetti ai lavori”, vanno pagati per il lavoro fatto per voi, e se non ci si va più si avverte in tempo utile.

Invece a noi guide succede che a volte, alcune persone si iscrivono e poi la mattina non si presentano. 

Perché non ci sono? Cosa sarà successo mai? Pare che una percentuale inquietante di persone si senta male proprio nella notte tra il sabato e la domenica. Oppure, sempre in percentuale da guinness dei primati, si bucano gomme e si rompono macchine proprio e sempre in quella notte. Per non parlare di navigatori gps che “sbagliano strada” e quindi “non si riesce ad arrivare”. “I meglio” invece sono quelli che non arrivano, non avvertono e non rispondono neanche a telefono (saranno mica stati rapiti dagli alieni in questa nottata così ricca di energie negative?). Spessissimo poi non suonano le sveglie (roba da giustificazione che si dava al liceo negli anni ’90).

Insomma, cose strane e da veri sfigati, accadono sempre ad un numero da inchiesta giornalistica del paranormale, proprio tra il sabato e la domenica.

Però non ce la faccio a credere a queste giustificazioni, a non arrabbiarmi e a non rimanerci male, non solo per il danno economico, ma anche per il senso di educazione, rispetto e responsabilità, che alcune persone non hanno affatto.

Tutto questo “assenteismo” forse c'è perché, come in qualsiasi prestazione professionale, personalmente faccio pagare il giorno stesso della mia prestazione, cioè il giorno della camminata. E quindi molti “se ne fregano” senza rimorsi “tanto per 15 euro non verrà mica a chiedermi i soldi..”. “No, non lo farò”.

Però il concetto è un altro.

Se tu fissi dal dentista e non ci vai, lo chiami o no?

Se tu fissi dall’estetista per farti la ceretta e non ci vai, la chiami o no?

Se tu fissi in un ristorante e cambi idea, lo chiami o no?

Se prenoti 8 kg di schiacciata di Giotto e poi va a monte il rinfresco, lo chiami o no?

Ovviamente si e in tempo utile per poter far riempire di nuovo l’agenda a questi professionisti.

Ecco, per noi guide dovrebbe essere la stessa identica cosa.

Ora, sapendo e messo a fuoco che noi ci campiamo con questa professione e che il trekking guidato è a numero chiuso, vuol dire che se ti iscrivi tu, rimane a casa qualcun altro. Ma se poi non ti presenti crei un danno a me guida e quella persona che sarebbe venuta volentieri è rimasta a casa e magari non mi chiamerà più.

Basta poco. Una messaggino. Una email. In tempo utile per essere sostituiti, che chiaramente non sarà 5 minuti prima della partenza del trekking. E' semplice educazione e rispetto per il prossimo.

(qui mi piace mettere questa foto "esplicativa".. 😂 )


Concludendo: vi portiamo a "giocare" ma per noi non è un gioco. E’ un lavoro!

Grazie per aver letto. E grazie agli escursionisti “sempre presenti” per sopportarmi quando di prima mattina a volte c’ho la faccia incupita e un po' delusa per l’amarezza che porta sempre con sé la maleducazione.

Eleonora – guida ambientale



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